< Pagina:Leila (Fogazzaro).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

FUSI E FILA 83

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:95|3|0]]signor Marcello fece venire Lelia. Le disse che il giovane Alberti gli era molto caro ed ella ne intendeva bene il perchè. Desiderava si trattenesse alla Montanina un po’ a lungo; la pregava quindi a essergli assai gentile. Parlò così con voce sommessa, con dolcezza grande, come chi vuole infondere in una preghiera molta gravità di cose sottintese. Lelia lo ascoltò in piedi, livida, immobile. Mormorò che non sapeva di essere stata poco gentile. Il signor Marcello la guardò senza rispondere. Poi disse soltanto, colla stessa dolcezza di prima:

«Ti prego.»

Ella rispose, appena udibilmente:

«Sì, papà.»

Salì a chiudersi nella sua camera e vi ebbe una violenta crisi di lagrime.


III.


Massimo ritornò dal villino delle Rose poco prima dell’ora di pranzo. Il signor Marcello gli andò incontro, lo prese amorevolmente a braccetto, gli parlò con tenerezza della propria consolazione di averlo alla Montanina. Si proponeva di mostrargli tante vecchie preziose lettere, nelle quali era parlato di lui. Solo pochi giorni prima non si sarebbe creduto in grado di farlo. Adesso si sentiva forte. C’era forse qualche altra cagione di questo mutamento, ma la prima cagione n’era la presenza sua. Massimo, turbato, commosso, non sapeva come riavviare il penoso ma necessario discorso della partenza. Cercava, cercava, quando suonò la campanella del pranzo. Non osò più parlare, rimise le parole difficili a più tardi.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.