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FUSI E FILA | 85 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leila (Fogazzaro).djvu{{padleft:97|3|0]]donarsi a Dio, fino alla sua morte in Roma, nella casina del giardiniere di villa Mayda. Fece la storia delle sue ultime ore e mise in chiaro la parte presavi da Jeanne Dessalle. Aveva cominciato a parlare alle frutta. Quand’ebbe finito, imbruniva. Non si era pensato a prendere il caffè nè a far accendere le lampade. Il signor Marcello e Lelia tacevano, Giovanni entrò a chiedere se dovesse accendere. «No» disse Lelia, pronta, sotto voce. Domandò a Massimo se avesse conosciuta la signora Dessalle. Egli rispose che appunto l’aveva veduta quella sera, a casa Mayda.
Era bella? Non poteva dirlo. Gli era passata davanti un momento, in un’anticamera. Non era notte ancora ma pioveva forte, nell’anticamera c’era poca luce. La figura gli era parsa elegante. Lelia domandò ancora cosa fosse avvenuto di lei. Nessuno ne sapeva niente. E Benedetto, dov’era sepolto? Massimo esitò un momento.
«Per ora... a Campo Verano» diss’egli.
«Per ora?»
La stessa domanda stupefatta venne alle labbra di Lelia e del signor Marcello. Massimo non rispose.
«E don Aurelio» chiese Lelia, «che farà? Dove andrà?»
«Non lo so.»
La sala era piena d’ombra. I tre si alzarono da tavola in silenzio.
Giovanni, avuto l’ordine di accendere nel salone, accese quella delle quattro grandi lampade ad acetilene ch’è più vicina al camino. Il signor Marcello pregò Lelia di mettersi al piano, di far udire all’ospite qualche cosa. In pari tempo suonò perchè si accendesse la lampada più vicina al piano. Lelia lo trattenne, quasi con impeto: