< Pagina:Leonardo da Vinci scienziato.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

- 7 -

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Leonardo da Vinci scienziato.djvu{{padleft:6|3|0]]Però non si fermò a specializzare le regole del suo metodo, in primo luogo perchè la natura del suo ingegno non gli consentiva minute specificazioni, e poi perchè sentiva vivamente il desiderio di applicarle allo studio degli svariatissimi fenomeni che presentano i corpi, ed abbisognava perciò di molto tempo per le pratiche ricerche; però dalle sue note frammentarie si rilevano scritti con brevità e chiarezza questi criteri: È necessario frenare l’abuso dell’autorità e controllare le idee con i fatti sperimentali; nel regno della natura sensibile non si può concedere che abbiano verità le scienze che cominciano e finiscono nella mente; prima di ragionare si deve osservare e la ragione deve elaborare i dati dei sensi; la scienza che incomincia con la induzione non sarà compiuta finchè, effettuata la misura dei rapporti con l’aiuto delle matematiche, non abbia preso la forma deduttiva.

Come si vede, questi criteri non sono elucubrazioni astratte in forma di esercizi logici, ma regole suggerite da un ammirabile, divino buon senso, risultato dell’armonia perfetta tra tutte le facoltà di un animo fatto per l’analisi e la sintesi. E bisogna convenire che quelle regole comprendevano e comprendono un concetto moderno della scienza, anche di quella che dicesi dell’avvenire.

Così, riflettendo da vero filosofo, cento anni prima di Bacone, Leonardo formulò il nuovo metodo sperimentale in un tempo in cui, sebbene apparisse nel modo di pensare il bisogno di novità, pure nell’insegnamento ufficiale era sdegnosamente dispregiata la prova della esperienza, perchè questa occupava lo spirito in cose basse, vili e periture; in un tempo in cui il metodo d’indagine consisteva nel partire da principii astratti per derivarne, col solo sillogismo, delle verità da ritenersi poi indiscutibili; in un tempo, infine, in cui l’ossequio assoluto alla autorità dei libri aveva inaridito le fonti del pensiero, ed obliata così la natura per amore del discutere, la fisica era rimasta nelle antiche illusioni.

È noto che gli scolastici seguirono quel metodo irragionevole e insufficiente, perchè, fatta l’abitudine a principii

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.