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XVIII

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Certo che sempre ligio
  Fia il Carpion devoto
  Ad ogni buon servigio
  In ver la Trota, e il Troto.

Nessun molle e infingardo
  Sempre nel fondo giaccia;
  Mostrino al nostro sguardo
  L’aguzza e nobil faccia.

Ignobil vita mena
  Chi l’uno ventre striscia
  Infra la scabra arena
  Su per la ghiaja liscia.

Sia il verde vitto parco
  Di erbetta o di vermetto;
  Che chi dal cibo è carco
  E’ all’agil nuoto inetto.

Ognuno tenti e veda
  Il Laco intorno; e breve
  A se lasso conceda
  Ozio di sonno lieve.[1]

  1. E’ quistione se i pesci dormano. Il Willughby non crede che dormano, perchè non hanno palpebre da aprire, e chiudere gli occhi. Seluco Tarsente presso Ateneo, e Oppiano non concedevano la facoltà di dormire che al pesce Scaro detto da Ennio per la sua delicatezza il cervello di Giove, pesce privilegiato fra gli altri, perchè viveva sotto alla protezione di Tiberio Cesare, essendo stato condotto nel mare Campano da Ottato suo liberto. Ma oggi col dotto Gesnero i Fisici cortesi permettono a tutti i pesci che giacciano alquanto, e dormiglino almeno. Certamente dopo tanto aggirarsi a moversi avranno bisogno del confortamento di qualche quiete, che sarà poi un sonno.
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