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112 | lettere d’una viaggiatrice |
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in una soavità piena di fremiti esaltanti o nell’avvampante tramonto che inebria, per l’ultima volta, prima che la notte arrivi, si avviano verso Firenze, se il loro sogno li circonda di poesia dell’arte, si avviano verso Venezia, se le loro visioni domandino la beltà del silenzio profondo: ma non vanno a Verona, a cercare le tracce della vita e della morte di coloro che conobbero solo l’amore, in ogni sua dolcezza e in ogni sua amarezza. Eppure, quale istoria, mai, è più storia d’amore che quella di Romeo e Giulietta? Quale dramma di amore è più semplice e più toccante? Quale tragedia è più alta e più cruenta? Giulietta ha quindici anni e, forse, Romeo ne ha venti, o meno di venti: la giovinezza più fresca e più rorida, la giovinezza di due fiori di vita! Giulietta vede un solo istante Romeo e lo ama subito, quasi fulmineamente: e subito proclama il suo amore: «se egli è maritato, o nutrice, un lenzuolo funebre sarà la mia veste nuziale...» e ambedue, dal primo minuto, si appartengono e non sanno più nulla, e sono ciechi e sordi, e invano il tempo e le cose girano,