< Pagina:Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

a verona 119

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu{{padleft:126|3|0]]ste vie larghe o anguste che noi percorriamo, indugiando e sognando? Forse che da uno di questi palazzi non è escito, in ora notturna, Romeo, per ronzare intorno alla casa della sua amata? Forse che uno di questi giardini non è quello? Forse che da una di queste porte non è escita, una mattina, Giulietta, per cercare il suo confessore e la sua morte? Forse che una di queste tombe, nel vecchio cimitero o nel nuovo, o in un cimitero scomparso di Verona, non è quella di Giulietta? Che importa, se sia quella, poichè una è, qui, in Verona? La tenera pietà dei veronesi, circondò di alberi e di fiori quella che è creduta l’urna funebre di Giulietta: la pietà e la emozione dei visitatori la colma di ricordi bizzarri, e di testimonianze strane. Varii scrittori di cose religiose, stabiliscono in punti differenti e lontani, il Calvario, a Gerusalemme: e ciò è indifferente al cuore del cristiano, che vi va in pellegrinaggio: il cristiano sa che in Sionne, sovra un colle, in un giorno livido e tempestoso, il Suo Signore morì: gli basta ciò. Le forme della vita, mutano; non la sua essenza.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.