Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
166 | lettere d’una viaggiatrice |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu{{padleft:173|3|0]]sulla faccia, nelle mani, in grembo: ma il raccoglierne tre o quattro di mazzoline di viole, per gettarli tutti, dolcemente, sopra una persona simpatica, come una pioggia di viole; ma il lasciare per terra i mazzolini già sciupati, già impolverati: ma un continuo e fine volare di fiori che profumavano l’aria, che caricavano le mani le sedie, le cinture, che formavano delle aiuole intorno, gentilissime. Qualche tuba di cocchiere era presa di mira, ma sempre educatamente: e il buon cocchiere allegro, goguenard, rideva della sua tuba ammaccata: qualche uomo grasso, solo, in una carrozza era perseguitato, ma senza contristarlo troppo: dei giovanotti, soli, in phaéton erano feriti più vivamente, ma con perfetta correttezza. E, man mano la battaglia diventava più fervida, più gioconda, le ragazze inglesi eran tutte colorite e mettevan dei piccoli gridi gutturali: le signore francesi ridevano più forte e gli uomini di ogni nazione dedicavano i loro omaggi floreali, alla persona ricercata a lungo e infine ritrovata, con uno di quel flirtages all’aria aperta, fra i fiori, che rende così brillanti gli occhi delle donne e così con-