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18 | lettere d'una viaggiatrice |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu{{padleft:25|3|0]]frusta che lo minaccia: è il cuore che ha salutato la libertà e che sente di averla perduta per sempre. Dio ci fece liberi. Volontariamente, in nome di tutte le più consolanti o le più sconsolanti illusioni della vita, in olocausto a un dovere, a un amore, a un piacere, a una virtù, a un vizio, a un eroismo, noi gittiamo questo bene prezioso e la esistenza ci incatena in una unione, in una famiglia, in una missione, in un’opera, in un sacrifizio: per anni, per anni, il sublime tranello ci appare con tutte le sue antiche seduzioni: ma a traverso gli anni, ogni tanto, la coscienza della schiavitù si ridesta, una ribellione taciturna, feroce, solleva l’anima contro l’idea, contro il sentimento, contro la persona a cui ci avvincemmo noi stessi: e odiamo acerrimamente quello che amammo: e vorremmo veder perire quello che ci lega: e pur di fare un atto di libertà, noi rovesceremmo tutti i sacri altari che le nostre mani, i nostri cuori eressero e innanzi ai quali bruciò il più puro nostro incenso. Comprendete voi, adesso, anima dolce, perchè l’assenza è un male necessario? Comprendete voi, ora, creatura timida, che il viag-