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viaggio a cosmopoli | 255 |
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E addio, inebriante e invincibile panier di Montecarlo, la cui doppia vendemmia, dalla banca e dei giuocatori, ha qualche cosa d’incerto, sempre di fantastico, sempre di misterioso, sempre.... Chi ha vinto, chi ha perduto?... Chi ne sa nulla!... Forse, neppure quelli che hanno giuocati, guadagnato, perduto, lo sanno bene; e la banca, veramente, non trova necessario di dichiarar nulla in proposito. Centoventimila lire, ha guadagnato il granduca Michele?... Troppe per un gran duca: lo ha detto egli stesso dugentomila, il principe di Metternich?... E quante ne ha perdute il grosso americano di Cincinnati, centocinquantasette? E quell’altro, quel tisico così tisico e così ostinato al giuoco, quante ne ha perdute, allegramente, tossendo, rantolando, con la sua gaia e afona voce di joyeux poitrinaire... Chi sa...! ora, la triplice fine dei giuocatori si è diradata, intorno alle quattordici tavole della roulette e dalle sei alle otto, alle nove, ora del pranzo, per sino delle