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270 LETTERE D’UNA VIAGGIATRICE

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uno in un grande palazzo e l’altro al canto di un passage, a strillare la loro merce, dal commesso di negozio che porta le chiavi del magazzino, al cameriere di un grande caffè dei boulevards, dalle serve che già scendono a fare la spesa ai mille, ai centomila impiegati delle centomila organizzazioni parigine, dai fiorai alle cucitrici, dai muratori ai conduttori dei trams elettrici, da chiunque è una mano che lavora a chiunque è una mente che dirige il lavoro, da chiunque è umile nella sua fatica come a chiunque ne è superbo, tutti, costoro, alle sette, alle otto della mattina, maestri e scolari, telegrafisti e telefoniste, venditori e compratori, uomini di cervello e di braccia, povere donne dalle agili e instancabili dita, sono quelli che a Parigi lavorano, sono tutta Parigi, sono Parigi. Ah rue de la Paix dormirà, in silenzio, sino alle dieci; i boulevards saranno spopolati, sino alle undici, l’avenue de l’Opera, la spina dorsale di Parigi, non avrà gente, sino all’ora di colazione, non importa, quelli son i quartieri e le vie del lusso, del piacere, della grande esistenza vibrante e febbricitante, non importa, non importa, quelli

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