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lettere d’una viaggiatrice 278

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Vi è di tutto, su questa brillantissima corona di boulevards: dei larghi marciapiedi per i pedoni e degli alberi floridissimi, alti, curati paternamente, poiché essi ne formano la poesia: e una larga strada, in mezzo, ove ogni genere di veicolo si agita, in un andare e venire vertiginoso, dal pesantissimo omnibus a quattro cavalli e a due piani al sottile velocipede dalla trombetta automatica stridente, dal veloce equipaggio signorile al carretto carico di merce, dall’automobile che vale quindicimila lire al fiacre chiuso o aperto, dal bagherino tirato da un asinelio, al motociclo su cui appare immobile colui che lo cavalca, dal tram elettrico coi fili aerei al tram elettrico con gli accumulatori, all’autobus: tutti i veicoli, di tutte le velocità, carichi di persone, sempre carichi di persone, in una fantasmagoria che vi dà la vertigine.... Chi — parlo di me — ha mai osato attraversare trasversalmente un boulevard, in una delle sue ore più popolose? Eppure, nel centro

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