< Pagina:Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
In un mattino piovoso di novembre, Wilhelm Meister ode la voce fresca e dolente di Mignon cantare, nella via, una sua bizzarra nenia, ove freme una ingenua e tenera nostalgia: la piccola danzatrice dei quadrivii entra nella camera dello studente, tutta lacera, tremante di freddo, portando nelle manine illividite un mazzolino di fiori selvaggi: e scuotendo la testolina dai capelli arruffati, ella canticchia, ancora, come in un sogno, i suoi versetti, strani, sovra una musica di tristezza. Vi rammentate la canzone di Mignon, come Wolfang Goethe la scrisse? Vi rammentate bene? La prima strofe, la strofe fatidica, parla di un paese ove fiorisce l’arancio, di quel paese pieno di sole biondo, dall’aria inebbriante, che è la
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.