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356 | lettere d’una viaggiatrice |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu{{padleft:363|3|0]]e limpido come un ruscello, ora bianco di spuma, sui macigni, come le nevi da cui scende; a traverso paeselli di montagna, oscuri, stretti, tristi, dalle case metà di legno, metà di ciottoli, a traverso paesaggi sconosciuti. L’iniziazione è lenta; l’ora è lunga; e il corpo affaticato, l’anima annoiata vi fan diventare un essere infastidito, snervato, gittato in fondo a una carrozza, senza più occhi per vedere, senza più orecchi per udire. Talvolta, bisogna lasciare la carrozza e salire a piedi o a cavallo, ancora, per una lunga tappa, ancora per un pomeriggio, finché la notte, quasi, vi sorprenda nell’alta vallata e finisca per condurvi, nella sera, stanco, sfinito, sovra il letto ospitale, nella cameretta semplice, di cui nulla notate, esausto!
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Ma la primissima ora mattinale, vi dice la sua parola di risurrezione e di vita. Essa vi mostra, nell’orizzonte terso, visibili, quasi tan-