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364 | lettere d’una viaggiatrice |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu{{padleft:371|3|0]]dannato a essere trascinato brutalmente come un baule, come un collo, e buttato via alla stazione di arrivo, con le sue valige, mentre il fischio di partenza che risuona, pare più allegro, come se la macchina fosse allegra di aver gittato via una parte del suo carico.
Solo, dalla piccola stazione di Pont Saint-Martin, nelle ombre della sera, in un gran silenzio dove stride la vocetta del grillo, vi è come un abbracciamento freddo e taciturno: è la montagna che vi prende nelle sue braccia gelide, che rende subito più libero il vostro respiro, che dà un impulso novello alle vostre forze, demolite dalle torture ferroviarie. Che pensate voi, salendo dalla stazioncina all’alberghetto del Cavallo bianco, dove passerete la notte?.... Nulla, voi pensate: voi ascoltate, intorno, le parole che vi dicono, misteriosamente e però limpidamente, i primi colli della valle del Lys, le cui cime si profilano così nere, nella notte più nera, sul cielo stellato; voi ascoltate la voce del fiume che discende dai ghiacciai e che tutto bianco, nella notte, batte, sonante, contro i macigni che vi hanno portato le frane: