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436 | lettere d’una viaggiatrice |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu{{padleft:443|3|0]]candido nell’ora mattinale, tutto biondo nell’ora meridiana tutto roseo nell’ora crepuscolare. Di lontano, salendo, scendendo, voi, forse, non vedete il modesto gruppo di casette, ma nel puro orizzonte, nell’aria nitida, il campanile vi appare e voi sentite che, colà, uomini, donne e bimbi sono raccolti, a vivere semplicemente, oscuramente, ma in comunicazione quotidiana con un Dio buono e misericorde. Così alti, i campanili delle chiesette alpine! Sembrano fari di pace e di pietà fatti per placare, da lontano, da vicino, ogni inquietudine profonda dello spirito, sembrano fari di riposo e di tenerezza, per tutti coloro che vanno, stanchi, per le vie alpestri, e dubbiosi della meta, diffidando delle proprie esaurite forze, presi, ogni tanto, da quelle mortali lassezze delle fibre, che atterrano. Alti i campanili, ma piccole, disadorne, rustiche le chiesette a cui appartengono. Massime nelle piccolissime frazioni di villaggio, il cui capoluogo è lontano, non vi si dice messa neppure la domenica, poiché i preti mancano, a tanta distanza, in posti così impervii, così erti e nascosti fra i monti. Vi si dice messa