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462 lettere d’una viaggiatrice

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Giacchè due terzi, almeno, di coloro che vissero due mesi o un mese, in montagna, hanno saviamente, poeticamente preferito di andarsene all’antica maniera, cioè in carrozza o a cavallo, passando nelle altre valli alpine italiane, scendendo in Isvizzera. Ogni mattina, innanzi agli alberghi, i campanelli delle mule tinnivano con argentine vibrazioni, allargantesi armoniosamente nello animo: erano i più infaticabili villeggianti alpini, che se ne andavano via, per le strade mulattiere, attraversando, a tappe consecutive, il colle del Gigante, per discendere a Chamonix, in Francia: e i mulattieri tenevano le briglie ai felici partenti, donne e uomini, e i bagagli venivan dietro, su altri muli, e i dialoghi s’incrociavano, i saluti di evviva, gli augurii di una simpatica traversata. Ogni mattina, innanzi a gli alberghi schioccavano le fruste dei cocchieri, guidanti i grandi carroz-

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