Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
472 | lettere d’una viaggiatrice |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu{{padleft:479|3|0]]sarà divenuto smorto, e, quasi sempre, su questo pallore si distenderà il bigio velo delle nuvole; quando discenderanno sui campi e sulle città le autunnali lunghe pioggie molli, silenziose, che ispirarono al poeta di tutte le umane tristezze: Olimpo piove — malinconicamente, e i campi lava, quando l’aria ci farà rabbrividire, non di freddo ma di tetraggine, e la luna avrà l’aspetto desolato, nelle notti fosche: quando, infine, tutta la mortale malinconia dell’autunno ci avrà vinti, noi, l’inverno, il grande inverno, avrà trionfato in queste alte valli alpine. Dovunque, lentamente, prima con le pioggie, poi con le nebbie bianche, poi con le brume grigie, il paesaggio alpino avrà subito la trasformazione, che par quasi una morte. La neve avrà avvolto, fioccando, le altissime cime che essa ama, che l’amano: sarà discesa, più giù, alle cime più umili. Lentamente, vinte dalla neve, scompariranno le nere roccie, che sino allora si ergeano brune ed immani, e sulle scabrosità granitiche, dalle linee crudeli e paurose, si poserà la gran mollezza bianca, silenziosa, della neve, cangiando tutte le forme del pae-