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dei suoi musei, cento, mille opere di arte antica vi prendono, vi tengono, uscite dalle mani magistrali di cento artisti perfetti e fra questi cento, la fiamma del genio che ci diede l’inobliabile, inobliata Assunta in cielo? Audacia, audacia folle, quella di voler fare, non una sola volta, ma ogni due anni, una esposizione di arte moderna, in Venezia, quando, anche nei paesi più lontani, il senso dell’arte è diventato più vago, più incerto, più esitante, quando cento, mille artisti provano, nel loro spirito quella crisi atroce del dubbio, che è di certe grandi epoche, ove lo spirito umano cerca la sua via e troppe ne vede, o ne vede una troppo grande, troppo lunga e deserta e, forse, senza fine! Immensa audacia, una esposizione di arte moderna, a Venezia, in un tempo curioso, bizzarro, come è il nostro, in cui l’anima è travagliata dalle correnti segrete più contrastanti, fra loro, di fede e di scetticismo, di speranza e di delusione, di grande aspettativa oscura e di desolante senso che nulla verrà, di amore dell’arte e di separazione da essa, di bisogno di vita e di nostalgia di sogno. Immensa auda-


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