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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Loti - Pescatori d'Islanda.djvu{{padleft:156|3|0]]aspetterebbe più? Non lo sapeva ella stessa ed ora aveva quasi fretta che venisse al più presto.

Oh! se egli era morto almeno avessero la pietà di dirglielo!....

Oh! vederlo tal quale era in quello stesso momento; lui o ciò che restava di lui!.... Se la Vergine, tanto pregata, o qualche altra potenza superiore, volesse farle la grazia di mostrarle il suo Yann — egli vivente, manovrando per rientrare — oppure il suo corpo straziato dal mare!....

Sapere dunque, sapere!...

Qualche volta le sembrava vedere una vela sorgente dall’estremità dell’orizzonte: la Leopoldina che approdava, che si affrettava per arrivare. Allora faceva un primo movimento irriflessivo per levarsi, per correre a guardare il largo, vedere se era vero. Ma ricadeva seduta!... Ahimè! dove era in quel momento la «Leopoldina» dove poteva essere? Là basso senza dubbio, là basso in quello spaventevole, lontano mare d’Islanda, abbandonata, sfracellata, perduta.... e la vedeva sempre cosi, sempre nel mare silenziosa, cullata lentamente, con un’estrema dolcezza, in mezzo alla grande calma delle acque morte.

Capitolo Quindicesimo.

Le due del mattino.

La notte specialmente ella stava molto attenta a spiare qualche rumore di passi, al minimo fruscio, al minimo suono insolito, le sue tempie vibravano; a forza di essere tese erano spaventevolmente addolorate.

Le due del mattino. Quella notte, come le altre, le mani giunte e gli occhi aperti nell’oscurità ella ascoltava il vento fare sulla landa il suo rumore eterno.

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