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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Loti - Pescatori d'Islanda.djvu{{padleft:32|3|0]]qualunque pensando ad un'altra cosa: dopo, lasciandole ricadere, si mise molto pronto a disfarle per divertirsi, per allungarle, ben presto ne fu coverta fino ai reni avendo l'aria di qualche sacerdotessa di foresta.
E avvertendo il bisogno del sonno, malgrado l'amore, malgrado il desiderio di piangere, si gettò bruscamente nel letto, nascondendo la faccia nella massa distesa dei suoi capelli, che ora erano spiegati come un velo....
Nella sua casupola di Ploubazlanec, la nonna Moan, aveva anche finito per addormentarsi, del sonno gelido dei vecchi, pensando al suo nipotino ed alla morte. E a questa medesima ora, a bordo della La Mari sul mare Boreale, che quella sera era molto mosso, Yann e Silvestro cantavano delle canzoni, pescando allegramente la loro pesca alla luce senza fine del giorno.
Capitolo Sesto.
Circa un mese più tardi su l'Islanda gravava quella specie di tempo raro che i marinai chiamano calma bianca. Tutto immobile nell’aria, come se tutti fossero morti. Il cielo si era coverto di un grande velo biancastro, che si ammassava nel basso verso l'orizzonte e passava dal grigio piombo alle sfumature sbiadite dello stagno. Eterno sole, o eterno mattino, sarebbe stato impossibile dirlo; un sole che non indicava alcuna ora; restava là sempre per presiedere a questo splendore delle cose morte.
Yann e Silvestro pescando l’uno a fianco dell’altro, cantavano Jean-Francois de Nantes, la canzone che non I finisce più — e guardandosi sott’occhi per ridere della vigoria quasi infantile con cui ripetevano i couplets, -le loro guance erano rosee sotto la grande freschezza salata; quest'aria che respiravano era vergine e vivificante; essi la respiravano a pieno petto alla medesima sorgente del vigore e della vita.
Intorno ad essi sembrava estendersi uno spettacolo ultra