Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
- 44 - |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Loti - Pescatori d'Islanda.djvu{{padleft:44|3|0]]ammogliarsi, per sue idee, non ama che il mare, ed anche un giorno, per ischerzo ci ha detto che esso gli ha promesso delle nozze grandiose.
Ella, dunque, gli avrebbe perdonato il suo carattere bizzarro e, ritrovando sempre il suo bel sorriso franco della notte del ballo, avrebbe forse incominciato a sperare.
Se lo avesse incontrato là, nella sua abitazione, sarebbe stata molto riservata e niente audace, tacendo. Egli, rivedendola così forse avrebbe parlato...
Capitolo Terzo.
Ella camminava da un’ora, svelta, agitata, respirando la brezza sana del largo. — Vi erano dei grandi cipressi piantati lungo il cammino. Traversava questi piccoli borghi di marinai che sono tutto l’anno battuti dal vento.
In uno di essi, dove il sentiero si restringeva tutt’ad un tratto tra alti e appuntiti tetti di paglia come delle capanne celtiche, un’insegna di osteria faceva sorridere.
«Al cedro cinese» e vi avevano dipinto due scimmie, con un vestito verde e rosa, le quali bevevano del cedro. Senza dubbio un capriccio di qualche antico marinaio ritornato là basso...
Passando ella guardava tutto; le persone che sono preoccupate per lo scopo del loro viaggio, si divertono sempre più delle altre ai piccoli dettagli della strada.
Il piccolo villaggio era lontano, e, a misura che avanzava su quest’ultimo promontorio della terra bretone, gli alberi si facevano più rari intorno a lei, la campagna più triste.
Il terreno era ondulato, roccioso, e da tutte le altezze si vedeva il gran mare. Ora, non più alberi; la landa
rasa, dalle ginestre verdi, e qua e là i crocifissi stendendo al cielo le loro grandi faccie in croce, dando a tutto quel paese l’aspetto d’un immenso santuario di giustizia.