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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Loti - Pescatori d'Islanda.djvu{{padleft:83|3|0]]da, andando molto svelta, col suo piccolo scialle nero, il suo ombrello e la sua cuffia. E quell’apparizione l’aveva fatto contorcere in uno strazio atroce, mentre l’enorme sole rosso dell’Equatore entrava a traverso la cannoniera dell’ospedale per vederlo morire.
Soltanto nella sua ultima visione, Silvestro se l’era figurata sotto una grande pioggia questa passeggiata della povera vecchia che, al contrario, si compiva in un gaio giorno della primavera in fiore.
Avvicinandosi a Paimpol, ella diventava più inquieta ed avanzava il passo.
Eccola nella città grigia, nelle piccole strade di granito dove altre vecchie, sue conoscenti, sedute alle loro finestre, curiose di sapere perchè fosse venuta, si dicevano:
— Perchè corre così, vestita a festa?
Il commissario dell’Iscrizione non c’era. Un piccolo essere molto brutto, di una quindicina di anni, il suo commesso stava seduto presso una scrivania. Essendo poco abile per fare il pescatore, aveva ricevuto un’istruzione e passava i suoi giorni su quella stessa sedia a imbrattare le carte.
Con un’aria d’importanza, quando ella gli disse il suo nome, si alzò per prendere in un tiretto, delle carte timbrate.
Ve ne erano molte.... che cosa voleva dire ciò? Dei certificati, delle carte, un libro di marinaio ingiallito dal mare. Esalava da quel mucchio di ricordi un odore di morte....
La povera vecchia, che cominciava a tremare, aveva riconosciuto due di quelle lettere che Gaud aveva scritto per lei a suo nipote, e che erano state rimandate senza essere aperte.... Come venti anni prima per la morte di suo figlio Pietro, le lettere erano ritornate dalla Cina e
le erano state rimesse.