< Pagina:Lucrezio e Fedro I.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
78 di Tito Lucrezio Lib. II.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lucrezio e Fedro I.djvu{{padleft:106|3|0]]

  Dalle proprie sue mamme a sugger corre.
530Di grano al fin qualunque specie osserva;
  E vedrai nondimen, ch’ei non ha tanta
  Somiglianza fra se, che ancor non abbia
  Qualche difformitade:, e per la stessa
  Ragion vedrai, che della terra il grembo
  535Dipingon le conchiglie in varie guise
  Là dove bagna il mar con l’onde molli
  Del curvo lido l’assaetata arena;
  Onde senza alcun dubbio è pur mestiero,
  Che per la causa stessa i primi corpi,
  540Posciachè son dalla Natura anch’essi,
  E non per opra manual formati,
  Abbian varie fra lor molte figure.
Già scior possiamo agevolmente il dubbio,
  Per qual cagione i fulmini cadenti
  545Molto più penetrante abbiano il foco
  Di quel, che nasce da terrestre face.
  Conciossiachè può dirsi, che il celeste
  Ardor del fulmin più sottile essendo
  Composto sia di picciole figure;
  550Onde penetri agevolmente i fori,
  Che non può penetrare il foco nostro
  Generato da’ legni. In oltre il lume
  Passa pe ’l corno, ma la pioggia indietro
  Ne vien respinta: or per qual causa è questo?
  555Se non perchè del lume assai minori

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.