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80 di Tito Lucrezio Lib. II.

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  Per le varie figure, onde son fatte;
  Acciò tu forse non pensassi, o Memmio,
  585Che l’aspr’orror della stridente sega
  Formato fosse di rotondi, e lisci
  Principj anch’egli, in quella guisa stessa
  Che la soave melodia si forma
  Da Musico gentile, allor che sveglia
  590Con dotta man l’armoniose corde
  Di canoro strumento; e non pensassi,
  Che con la stessa forma i primi corpi
  Possano penetrar nelle narici
  Dell’uomo, allor che i puzzolenti, e tetri
  595Cadaveri s’abbruciano, ed allora
  Che tutta è sparsa di Cilicio croco
  La nova scena, e di Panchei profumi
  Arde di Giove il sacrosanto altare;
  E non credessi, che i color leggiadri,
  600E le nostre pupille a pascer atti
  Abbian simili i proprj semi a quelli,
  Che pungon gli occhi a lagrimar forzando,
  E pajon brutti, e spaventosi in vista:
  Poichè ogni causa, che diletta, e molce
  605I sensi, ha lisci i suoi principj al certo:
  Ma ciò ch’è pe ’l contrario aspro, e molesto,
  Ha la materia sua scabrosa, e rozza.
Son poscia alcuni corpi, i quali affatto
  Non debbono a ragion lisci stimarsi,

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