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82 | di Tito Lucrezio Lib. II. |
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Ramosi, e l’un con l’altro uniti, e stretti;
Tra le quai senza dubbio il primo luogo
Hanno i diamanti a disprezzare avvezzi
640Ogni urto esterno, e le robuste selci,
E il duro ferro, e il bronzo, il qual percosso
Suole altamente rimbombar ne’ chiostri,
Ma quel, ch’è poi di liquida sostanza,
Convien che fatto di rotondi, e lisci
645Principj sia; poichè tra lor frenarsi
Non ponno i suoi viluppi, e verso il chino
Han volubile il corso. In somma tutte
Le cose, che fuggirsi in un momento
Vedi, e svanir, come le fiamme, e ’l fumo
650Le nebbie, e le caligini, se tutte
Non hanno i semi lor lisci e rotondi,
D’uop’è almen, che ritorti, e l’un con l’altro
Non gli abbiano intrigati, acciò sian atti
A punger gli occhi, e penetrar ne’ sassi,
655Senza che sieno avviticchiaci insieme;
Il che vede ciascuno esser concesso
Di conoscer a’ sensi, onde tu possa
facilmente imparar, ch’elle non sono
fatte d’adunchi, ma d’acuti semi.
660Ma che amari tu poi conosca i corpi,
Che son liquidi, e molli, appunto come
È del mare il sudor, non dei per certo
Meraviglia stimar; poichè quantunque