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98 | di Tito Lucrezio Lib. II. |
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Questo è sua morte, e non è più quel desso:
Per la qual cosa attribuir non devi
1070Colore a i semi, acciò per se non torni
Il tutto in tutto finalmente al nulla.
Se in oltre i primi corpi alcun colore
Non hanno, hanno però forme diverse
Atte a produrli, e variarli tutti;
1075Poichè senz’alcun dubbio importa molto,
Con quai sian misti tutti i semi, e come
Posti, e quai dian fra lor moti, e ricevano;
Acciò tu possa agevolmente addurre
Pronte ragioni: ond’è, che molti corpi,
1080Che poc’anzi eran neri, in un momento
Di marmoreo candor se stessi adornino;
Come il mar, se talvolta irato, il turba
Vento, che spiri dall’arene Maure,
Cangia in bianco alabastro i suoi zaffiri.
1085Posciachè dir potrai, che spesso il nero
Tosto che internamente agita, e mesce
La sua prima materia, e varia alquanto
L’ordine de’ principj, e ch’altri aggiunti
Corpi gli sono, altri da lui sottratti,
1090Puote a gli occhi apparir candido, e bianco.
Che se dell’Ocean l’onde tranquille
Fosser composte di cerulei semi,
Non potrebber giaminai cangiarsi in bianche:
Poichè comunque si commova un corpo