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104 di Tito Lucrezio Lib. II.

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  1230Allorchè per tempeste intempestive
  Umido il suolo imputridisce; ed anco
  Tutte le cose trasmutar se stesse:
  Si trasmutan le frondi, i paschi, i fiumi
  In gregge, il gregge si trasmuta anch’egli
  1235In uomini, e degli uomini sovente,
  Dell’indomite fiere, e de’ pennuti
  Cresce il corpo, e la forza: adunque i cibi
  Tutti per lor natura in vivi corpi
  Si cangiano, e di qui nasce ogni senso
  1240Degli animai, quasi nel modo stesso,
  Che spiega il foco un secco legno in fiamma
  E ciò che tocca in cenere rivolta.
  Vedi tu dunque omai, di qual momento
  Sia l’ordine de’ semi, e la mistura,
  1245E i moti, che fra lor danno, e ricevono
In oltre ancor, che cosa esser può quella,
  Che percote dell’Uom l’animo, e il move,
  E lo sforza a produr sensi diversi;
  Se pur non credi i sensitivi corpi
  1250Di materia insensibile formarsi?
  Certamente la terra, i legni, i sassi,
  Ancorchè sian in un confusi, e misti,
  Non producon però senso vitale.
  Fia dicevole dunque il rammentarsi
  1255Di questa lega de’ principj primi;
  Cioè che non di tutti in tutto a un tratto

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