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110 | di Tito Lucrezio Lib. II. |
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Dimmi, per qual cagion ciocchè si mira
Aver senso vital, non può formarsi
D’atomi affatto d’ogni senso ignudi?
1395Al fin ciascuno ha da celeste seme
L’origine primiera: a tutti è padre
Quello stesso; onde allor che se riceve
L’alma gran Madre Terra il molle umore
Della pioggia cadente, i lieti arbusti
1400Gravida figlia, il gran, le biade, e gli uomini,
Ed ogni specie d’animai silvestri,
Mentr’ella a tutti somministra i paschi,
Onde nutrirsi, onde menar tranquilla
Possan la vita, e propagar la prole,
1405Onde a ragione ebbe di madre il nome.
Similmente ritorna indietro in terra
Ciocche di terra fu creato innanzi;
E quel, che fu dalle celesti, e belle
Regioni superne in giù mandato,
1410Di nuovo anch’egli riportato in Cielo
Trova ne’templi suoi dolce ricetto:
Nc si la morte uccider può le cose,
Che le annichili affatto. Ella discioglie
Solo il gruppo de’semi, e quindi un altro
1415D’altri poi ne congiunge, e fa, che tutte
Cangio forma le cose, e acquistin senso
Tal volta, ed anco irt un sol punto il perdano:
Onde apprender si può, che molto importa,