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118 di Tito Lucrezio Lib. II.

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  Posciachè il cibo dee rinovellando
  Reintegrar tutte le cose indarno;
  1610Perchè nè sopportar posson le vene
  Ciocchè d’uopo saria, nè la natura
  Ciocchè d’uopo saria somministrare.
  E già manca l’etade, e già la terra
  Quasi del tutto isterilita appena
  1615Genera alcuni piccioli animali:
  Ella, che un tempo generar poteo
  Tutte le specie, e smisurati corpi
  Dare alle fiere; poichè le mortali
  Specie, così cred’io, dal Ciel superno
  1620Per qualche fune d’or calate al certo
  Non furo in terra, e ’l mar, le fonti, e i fiumi
  Non si crear da lagrimanti sassi;
  Ma quel terren, che gli nutrica, e pasce
  Or di se stesso, di se stesso ancora
  1625Generogli a principio. Egli a’ Mortali
  Fu bastante a produrre il grano, e l’vua:
  Egli i frutti soavi, egli i fecondi
  Paschi ne diè, che in questa etade appena
  Con fatiche, e travagli aver si ponno.
  1630E benchè noi degli aratori armenti
  Snerviam le forze, e le robuste braccia
  Affatichiam de’ contadini industri,
  E ferree zappe, e vomeri, e bipenti
  Logoriam per la terra, ella ne porge

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