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134 | di Tito Lucrezio Lib. III. |
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Si mobilita il tutto, il sangue scorre,
Senton tutte le viscere, e concesso
finalmente all’ossa, e alle midolle
370Il diletto, il dolor; nè questo, o l’acre
Infermità può penetrarvi mai
Senza che il tutto si perturbi in guisa,
Che luogo al viver manchi, e che dell’alma
Fugga ogni parte pe’ meati occulti
375Del nostro corpo; ancorchè spesso accaggia,
Che restino interrotti i movimenti
Quasi al sommo del corpo, e sia bastante
L’uomo in tal caso a conservarsi in vita.
Or mentre io bramo di narrarti appieno
380Come sian fra di lor queste nature
Mescolate nel corpo, ed in qual modo
Abbian forza e vigor, me ne ritragge
La povertà della Romana lingua.
Ma pur, com’io potrò, sommariamente
385Dirolti: poichè de principj i corpi
Trascorron l’un con l’altro uniti in guisa
Che alcun non se ne separa, nè mai
Crear si può per interposto spazio
Un diverso poter, ma quasi molte
390Potenze sono in un sol gruppo unite;
E qual degli animai l’interne viscere
Han tutte un certo odore, un cerco caldo,
Ed vo certo sapore; e pur veggiamo,