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140 di Tito Lucrezio Lib. III.

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Ma l’affermar, che gli occhi oggetto alcuno
  530Veder non ponno, e che la mente è quella
  Che rimira per lor, come per due
  Spalancate finestre, a me per certo
  Difficil sembra, e che il contrario appunto
  Degli occhi stessi ne dimostri il senso:
  535Massime allor che per soverchia luce,
  Ne vien tolto il veder de’ rai del Sole
  L’aureo fulgor; perchè da’ lumi i lumi
  Son talvolta oscurati. Or ciò non puote
  Alle porte accader, che gli usci aperti,
  540D’onde noi riguardiamo, alcun travaglio
  Non han giammai. Ma se i nostr’occhi in oltre
  Ci servon d’usci, ragionevol parmi,
  Che traendogli fuor, debba la mente
  Meglio veder senza le stesse imposte.
  545Nè qui ricever dei per cosa vera,
  Benchè tal la stimasse il gran Democrito,
  Che del corpo, e dell’alma i primi semi
  Posti l’un presso all’altro alternamente
  Varie faccian le membra, e le colleghino.
  550Poichè non sol dell’anima i principi
  Son di quelli del corpo assai minori;
  Ma lor cedon di numero, e più rari
  Son dispersi per esso; onde affermare
  Questo solo potrai, che tanti spazj
  555Denno appunto occupar dell’alma i semi

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