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di Tito Lucrezio Lib. III. 149

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  Livide fansi, i piè quindi, e le gambe
  Muojono, e scorre poi di tratto in tratto
  Per l’altre membra il duro gel di morte.
  775Or se dell’alma la natura adunque
  Si divide in più parti, e nello stesso
  Tempo non è sincera, ella si debbe
  Creder mortale; e se tu forse stimi,
  Ch’ella se stessa in se possa ritrarre,
  780E le sue parti in un sol gruppo unire;
  E che per questo ad un ad un le membra
  Perdano il vital senso, erri, e vaneggi.
  Poichè ciò concedendo, il luogo almeno,
  In cui s’unisce in sì gran copia l’alma,
  785Avria senso maggior. Ma questo lungo
  Non si vede giammai; perchè stracciata,
  Come già dissi, e lacerata in molte
  Parti fuor si disparge, e però muore.
  Anzi se pur ne piace omai supporre
  790Per vero il falso, e dir, che possa insieme
  L’alma aggomitolarsi entro alle membra
  Di quei, che moribondi a parte a parte
  Perdono il senso; non per tanto è d’uopo,
  Che mortal si confessi: e poco monta,
  795Ch’ella per l’aere si disperga, o ch’ella
  Ritirando in se stessa ogni sua parte
  Stupida resti, e d’ogni moto priva;
  Mentre già tutto l’uomo il senso perde

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