< Pagina:Lucrezio e Fedro I.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
152 di Tito Lucrezio Lib. III.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lucrezio e Fedro I.djvu{{padleft:180|3|0]]

  Perisca affatto. Conciossiachè mossi
  Son da’ proprj lor luoghi i fondamenti
  855Dell’alma, e per le membra esalan fuori,
  E per tutte le vie curve del corpo,
  E per tutti i meati; onde tu possa
  Quind’imparar, che per le membra uscìo
  Divisa l’alma in varie parti, e prima
  860Fu nel corpo medesimo distratta
  Essa da se, che fuor di lui sospinta:
  Anzi mentre che l’anima si spazia
  Ne’ confin della vita, a noi sovente
  Par nondimen, ch’ella perisca oppressa
  865Per qualche causa, e che dal corpo esangue
  Si dissolvan le membra, e quasi giunto
  All’estremo suo dì languisca il volto:
  Come suole accader, quando svenuti
  Cascan gli uomini in terra, allor che ognuno
  870Trema insieme, e desia di ritenere
  L’ultimo laccio alle mancanti forze.
  Poichè allor della mente ogni vigore
  Si squassa, e seco ogni virtù dell’alma
  Stranamente si crolla, e con lo stesso
  875Corpo ambedue s’indeboliscon tanto,
  Che dissolverle affatto omai potrebbe
  Causa poco più grave. E nondimeno
  Dubiterai, che finalmente uscita
  L’anima fuor del corpo all’aria aperta,

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.