< Pagina:Lucrezio e Fedro I.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
156 di Tito Lucrezio Lib. III.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lucrezio e Fedro I.djvu{{padleft:184|3|0]]

  Sta vibrando, tre lingue, a te piacesse
  Di tagliar con la spada in varie parti
  La lunga coda sua, veder potresti,
  Che ciascuna per se di fresco incisa
  965S’attorce, e sparge di veleno il suolo,
  E con la bocca egli medesmo indietro
  Cerca la prima parte, e ’l dente crudo
  Vi ficca in guisa, che pe ’l duolo acerbo
  Cruciata l’impiaga, e con l’ardente
  970Morso l’opprime. Or direm noi, che in tutte
  Quelle minime parti un’Alma intiera
  Si trova? Ma da ciò segue, che molte
  Anime siano in un sol corpo unite:
  Dunque divisa è pur quella, che sola
  975Fu prima, onde mortale, e l’alma, e ’l corpo
  Stimar si dee, giacchè ugualmente entrambi
  Possono in varie parti esser divisi.
Se l’alma in oltre è per natura eterna,
  E nel corpo a chi nasce occultamente
  980Penetra, e per qual causa altri non puote
  Rammemorarsi i secoli trascorsi,
  Ne delle cose da lui fatte alcuno
  Vestigio ritener? poichè se tanto
  La virtù della mente in noi si cangia
  985Che resti affatto ogni memoria estinta
  Delle cose operate, al creder mio,
  Ciò dalla morte omai lungi non erra,

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.