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di Tito Lucrezio Lib. III. 161

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  Cani produr, che de’ cornuti cervi
  Paventasser l’incontro; e lo sparviero
  Gli assalti fuggiria della colomba
  Per l’aure aeree timido, e tremante
  1100Pazzo ogni uomo saria, saggia ogni fiera;
  Poichè falso è, che l’anima immortale,
  Come alcun dice, in variando il corpo
  Si cangi: conciossiache si dissolve
  Tutto ciò che si cangia, e però muore;
  1105Giacchè le parti sue l’ordin primiero
  Mutano; onde poter debbono ancora
  Per le membra dissolversi, e perire
  Finalmente co ’l corpo. E se diranno,
  Che sempre in corpi umani anime umane
  1110Entrin, chiederò loro: ond’è, che possa
  Pazza di saggia divenir la mente?
  Nè prudente giammai nessun fanciullo
  Si trovi, nè puledro adorno in guisa
  Di virtù militar, che possa in guerra
  1115Far prove di se stesso al par d’ogni altro
  Bravo destrier? se non perchè una certa
  Energia della mente in un col corpo
  Cresce eziandio del proprio seme, e della
  Propria semenza. Nè schifar si puote,
  1120Che ne’ teneri corpi anco la mente
  Tenerella non sia: che se pur vero
  Ciò credi, omai che tu confessi è d’uopo,

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