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184 di Tito Lucrezio Lib. IV.

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  Dal moto eterno, e come possa il tutto
  Di lor crearsi; ed ho mostrato in oltre
  45La natura dell’animo, insegnando
  Ciò ch’egli siasi, e di quai semi intesto
  Viva insieme co ’l corpo, ed in qual modo
  Torni distratto ne’ principj primi;
  Tempo mi par di ragionarti omai
  50Di quel, che molto in queste cose importa;
  Cioè che quelle immagini, che dette
  Son da noi simolacri, altro non siano,
  Che certe sottilissime membrane,
  Che ognor staccate dalla buccia esterna
  55De’ corpi, or qua, or là volin per l’aura;
  E che quelle medesime, che incontro
  Ci si fanno vegliando, e di spavento
  Empion gli animi nostri, anche dormendo
  Ci si paran davanti allor che spesso
  60Veggiamo ignudi simolacri, ed ombre
  Sì spaventose, e d’ogni luce prive,
  Che ne destan dal sonno orribilmente.
  Acciocchè forse non si pensi alcuno,
  Che del basso Acheronte uscendo l’alme
  65Volin tra’ vivi, o che rimanga intatta
  Qualche parte di noi dopo la morte,
  Quando del corpo, e della mente insieme
  Dissipata l’essenza, il tutto omai
  Avrà ne’ semi suoi fatto ritorno.

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