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di Tito Lucrezio Lib. IV. 191

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  Nulla accade di ciò; poichè non puote,
  Come le vesti penetrargli, ed oltre
  Passar, nè dissiparsi in varie parti,
  235Giacchè la liscia superficie intero
  Ed intatto il conserva, e’l ripercote;
  E quindi avvien, che son per noi formati
  De’ corpi i simolacri, e che ponendo,
  Quando vuoi, ciò che vuoi, quanto vuoi tosto
  240Dirimpetto allo specchio, appar l’immago.
  Onde ben puossi argomentar, che sempre
  Dal sommo delle cose esalan fuori
  Tenui effigie, e figure. In breve spazio
  Dunque si crean ben mille, e mille immagini,
  245Onde a ragion l’origine di queste
  Si può dir velocissima. E siccome
  Dee molti raggi in breve spazio il sole
  Vibrar d’intorno, acciocchè sempre il cielo
  Illustrato ne sia; tal anco è d’uopo,
  250Che molti simolacri in molti modi
  Sian dalle cose in un medesmo istante
  Certamente scagliati in ogni parte.
  Poichè rivolgi pur dove t’aggrada
  Lo specchio, ivi apparir vedrai le cose
  255Tra lor di forma, e di color simili.
  Mira oltre a ciò, che se tranquillo, e chiaro
  Di luce, e di seren l’aere fiammeggia,
  Talor sì sconciamente, e così tosto

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