Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
212 | di Tito Lucrezio Lib. IV. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lucrezio e Fedro I.djvu{{padleft:240|3|0]]
Dall’altre; conciossiachè in simil caso
800Tutta conservan la struttura prima.
Ma se lungo all’incontro è più del giusto
L’interposto cammin, forza è che mentre
Fiedon le voci il soverchio aere, e vanno
Per l’aure a volo, in un confuse, e miste
805Siano, e scomposte, e dissipate in guisa
Che ben passen l’orecchie un indistinto
Suono ascoltar; ma non però discernere
Punto, qual sia delle parole il senso,
Sì confusa è la voce, ed impedita.
810In oltre allor che il banditore aduna
La gente, un solo editto è da ciascuno
Inteso. In mille, e mille voci adunque
Qua, e là senza dubbio una sol voce
Si sparge in un balen; poichè diffusa
815Ogni orecchio, penètra, e quiv’imprime
La forma, e ’l chiaro suon delle parole:
Parte ancor delle voci oltre correndo
Senza alcun incontrar, perisce al fine
Per l’aure aeree dissipata indarno:
820Parte in dense muraglie, in antri cavi,
In curve, e cupe valli urta, e reflessa
Rende il suono primiero, e spesso inganna
Con mentita favella il creder nostro.
Il che bene intendendo, agevolmente
825Saper potrai, per qual cagiope i sassi