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216 di Tito Lucrezio Lib. IV.

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  Quel, che sembra ad alcuni aspro ed amaro,
  Possa ad altri parer dolce e soave;
  Anzi è tal differenza in queste cose,
  910E tal diversità, che quello stesso,
  Che ad altri è mutrimento, ad altri puote
  Esser tetro e mortifero veleno.
  Poichè spesso il serpente appena tocco
  Dall’umana saliva, in se rivolge
  915Irato il crudo morso, onde s’uccide;
  E spesso anche le capre, e le pernici
  S’ingrassan con l’elleboro, il qual pure
  Senza dubbio è per noi tosco mortale.
  Or acciocchè tu sappia, in che maniera
  920Possa questo accader, pria mi conviene
  Ridurti a mente quel, ch’io dissi innanzi;
  Cioè che i semi fra le cose in molti
  Modi son misti. Or come gli animali,
  Che prendon cibo, son fra se diversi
  925Nell’esterna apparenza, ed ogni specie
  L’abito delle membra ha differente,
  Così nascono ancor di varj semi,
  E di forma difformi. I semi varj
  Han poi varie le vie, varj i meati,
  930E varj gl’intervalli in ogni membro,
  E nel palato, e nella lingua stessa.
  Dunque alcuni minori, altri maggiori
  D’uop’è, che siano, altri quadrati, alcuni

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