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222 | di Tito Lucrezio Lib. IV. |
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Per la natura lor, ch’è sottilissima.
1070Tutti gli altri portenti a questo simili
Nel medesimo modo anco si creano;
E lievi essendo sommamente, corrono
Viepiù del vento, del balen, del fulmine,
Come già t’insegnammo. Onde assai facile
1075Fia, che in un colpo sol possa commovere
Gli animi qualsisia cadente immagine;
Giacchè ben sai, che per natura è tenue
La mente anch’essa a maraviglia, e mobile.
E che ciò, ch’io ragiono, altronde nascere
1080Non possa, che da quel, ch’io ti rammemoro,
Ben dee ciascuno agevolmente intendere;
Mentre ogni spettro, che da noi con l’animo
Vedesi, a quel, che miran gli occhi, è simile,
Ed in simil maniera anco si genera:
1085Dunque perchè giammai veder non puossi,
Verbigrazia, un leone in altra guisa,
Che per l’immagin sua, ch’entra negli occhi,
Quindi lice imparar, che nello stesso
Modo senz’alcun dubbio anco la mente
1090Da varie effigie di leoni è mossa.
Da lei viste ugualmente; e nulla meno
Di quel, che rimirar possano gli occhi;
Se non ch’ella più tenui, e più sottili
Specie discerne. E certamente altronde
1095Esser non può, che quando il sonno ha sparse