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di Tito Lucrezio Lib. IV. 223

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  Di dolce onda Letea tutte le membra,
  Della mente il vigor sia vigilante,
  Se non perchè l’immagini medesme,
  Che vegliando miriam, gli animi nostri
  1100Concitano in tal guisa, che di certo
  Ne sembra di veder chi molto innanzi
  Brev’ora ancise, e poca terra asconde.
  E questo avvien, perchè del corpo i sensi
  Tutti in un con le membra avviluppati
  1105In profonda quiete, allor non ponno
  Con le cose veraci e manifeste
  Convincer le ingannevoli; e sopita
  Giace oltre a questo ogni memoria, e langue;
  Nè basta a dissentir, che già morisse
  1110Quel, che vivo mirar crede la mente.
In somma, che l’immagine passeggi,
  Che mova acconciamente ambe le braccia,
  E le mani, e la testa, e tutto il corpo,
  Meraviglia non è; poichè sognando
  1115Ne sembra di veder, che i simolacri
  Posson far ciò perchè svanendo l’uno,
  E creandosi l’altro in altro sito,
  Par a noi, che il medesimo di prima
  Abbia in un tratto variato il gesto;
  1120Che ben creder si dee, che questo avvenga
  Con somma ed ammirabile prestezza:
  Tanto mobili son gli spettri, e tanta

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