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di Tito Lucrezio Lib. IV. | 225 |
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1150Sensibil, molti tempi si nascondano,
Che l’umana ragion sola comprende?
E che quindi l’effigie apparecchiate
Sien tutte in tutti i tempi, in tutti i luoghi?
Tanta è la loro agilitate, e tanta
1155È la lor copia. O perchè tenui e rare
Son viepiù dell’immagini, che l’occhio
Fiedono, unqua mirarle acutamente
L’alma non può, se non s’affissa in loro?
E per questo ogni specie in un baleno
1160Sfuma, se non se l’animo in tal guisa
Apparecchia se stesso, e brama, e spera
Di veder ciò che segue, e ’l vede in fatto.
Noto forse non t’è, che gli occhi nostri
Si preparano anch’essi, e le pupille
1165Fissano, allor che tenui cose e rare
Hanno preso a guardar? Dunque non vedi,
Che non pon senza questo acutamente.
Nulla mirare? E pur conosce ognuno,
Che se l’animo nostro altrove è volto,
1170Le cose anco vicine e manifeste
Ci sembran lontanissime ed oscure.
A che dunque stimar dei maraviglia,
Ch’ei non possa altre immagini vedere,
Che quelle, in cui s’affissa? In oltre, ogni uomo
1175Da segni piccolissimi conchiude
Talor gran cose, e no ’l pensando, in mille