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di Tito Lucrezio Lib. IV. | 227 |
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Di gran tratto il parlare; e molto innanzi
1205Fur prodotte l’orecchie, che sentite
Le voci, e il suono; e tutte al fin le membra
Fur pria dell’uso lor. Dunque per l’uso
Nate non son, ma l’azzuffarsi in guerra,
L’uccidersi, il ferirsi, e d’atro sangue
1210Bruttarsi ’l corpo pe ’l contrario, innanzi
Fu, che per l’aere i dardi a volo andassero.
Pria natura insegnò, che da schivarsi
Eran le piaghe, e poi l’arte maestra
Le corazze inventò, gli elmi, e gli scudi.
1215Ed è molto più antico il dar quiete
Alle membra già stanche, o sulla dura
Terra, o sull’erbe molli all’aria aperta,
Che il nutrirne a grand’agio in piume al rezzo.
E prima a dissetar l’arsicce fauci
1220La man concava usammo, e l’onde fresche,
Che le tazze d’argento, e il vin di creta,
Dunqu’è ben ragionevole, che fatto
Per l’uso sia ciò che dall’uso è nato.
Ma tal non è quel, che prodotto innanzi
1225Fu, che dell’util suo notizia desse:
Come principalmente esser veggiamo
Le membra, e i sensi, onde incredibil parmi,
Che per utile nostro unqua potesse
La natura crear le membra, e i sensi.
1230Similmente parer cosa ammiranda