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228 di Tito Lucrezio Lib. IV.

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  Non dee, che cerchi ogni animale il proprio
  Vitto, e senz’esso a poco a poco manchi.
  Perch’io, se ben sovvienti, ho già mostrato,
  Che da tutte le cose ognor traspirano
  1235Molti minimi corpi in molti modi
  Ma forza è pur, che in maggior copia assai
  Lor convenga esalar dagli animali,
  Che son dal moto affaticati e stanchi;
  Senzachè molti per sudore espressi
  1240Son dall’interne parti, e molti sfumano
  Dalle fauci anelanti sitibonde.
  Or quindi ’l corpo rarefassi, e tutta
  La natura vien men; quindi il dolore
  Si crea; quindi i viventi amano il cibo
  1245Per ricrear le forze, e sostenere
  Le membra, e per le vene, e per le viscere
  Sedar l’ingorda fame. Il molle umore
  Penetra similmente in tutti i luoghi,
  Che d’umore han bisogno, e dissipando
  1250Molti caldi vapor, che radunati
  Nello stomaco nostro incendio apportano,
  Quasi foco gli estingue, e vieta intanto
  Che non ardano il corpo. In simil guisa
  Dunque s’ammorza l’anelante sete:
  1255Tal si pasce il desio delle vivande.
Or come ognun di noi gire, e fermarsi
  Possa, ovunque gli aggrada, e in varie guise

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