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di Tito Lucrezio Lib. IV. 233

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  Fanno anche i cibi, allor che per le vene
  Vengon distribuiti; e più d’ogni altro
  È profondo il sopor, che sazj e stanchi
  N’assal: poichè in tal caso una gran massa
  1370D’atomi si rimescola agitata
  Da soverchia fatica; e similmente
  L’anima si ritira, e si nasconde
  I più cupi recessi, e fuor cacciata
  Esala in maggior copia, e fra se stessa
  1375Più sparsa in somma, e più distratta è dentro,
  Onde il più delle volte in sogno appare
  O cosa, cui per obbligo s’attende,
  O che gran tempo esercitossi innanzi,
  O che molto ci appaga. All’avvocato
  1380Sembra di litigare, e pe’ clienti
  Citar leggi e statuti. Il capitano
  Co’ nemici s’azzuffa, e sanguinose
  Battaglie indice. I naviganti fanno
  Guerra co’ venti, e con le sirti; ed io
  1385Cerc’ognor di spiar gli alti segreti
  Di natura, e spiati acconciamente
  Nella patria favella esporgli ’n carte:
  Tal quasi sempre ogni altro studio, ed arte
  Suol dormendo occupar gli animi umani.
  1390E chiunque più giorni intento e fisso
  Stette a mirar per ordine una festa,
  Veggiam, che spesso, ancorchè i sensi esterni

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