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240 | di Tito Lucrezio Lib. IV. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lucrezio e Fedro I.djvu{{padleft:268|3|0]]
1555Natura; anzichè questa è quella sola
Cosa, di cui quanto più l’uom possiede,
Tanto arde più di crudel brama il petto.
Poichè ’l cibo, e l’umor dentro alle membra
Si piglia, e perch’ei puote alcune parti
1560Certe occupar, quinci è mestier, che resti
Dal mangiare, e dal ber sazio il desio,
Ma del volto leggiadro, e del soave
Color dell’uomo altro non gode il corpo,
Fuorchè le tenui immagini volanti,
1565Che porta il vento d’infelice speme.
E qual dormendo un assetato infermo
Cerca di liquor freddo o fonte, o rio,
Che il grave incendio delle membra estingua,
Ma cerca indarno, e de’ gelati amori,
1570Fuorchè le vane effigie, altro non trova,
E di sete in bevendo arde nell’onde;
Tal con fallaci simolacri, e spettri
Venere infra gli amor beffa gli amanti,
Che mai di vagheggiar l’amato aspetto
1575Saziar non ponno i desiosi lumi;
Nè detrar con le mani alcuna parte,
Mentre per tutto il corpo errano incerti.
In somma allor che vigorose, e forti
Han già le membra, e dell’etade il fiore
1580Godono, allor che presagisce il corpo
Gaudj non più sentiti, e che la stessa