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244 di Tito Lucrezio Lib. IV.

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  Piccioletta la Nana, e delle Grazie
  O sorella, o compagna, e tutta sale.
  1665Quella, che immane è di statura, altrui
  Terrore insieme, e meraviglia apporta,
  Piena d’onor, di maestà nel volto:
  È balba, e quasi favellar non puote?
  Fra se stessa borbotta, è muta affatto,
  1670Un ingenuo puder fa, che non parli:
  È ardente, odiosa, e linguacciuta?
  Fia lampa fiammeggiante: È tisicuzza,
  E co’ denti tien l’anima? vien detta
  Gracile e gentilina: È morta omai
  1675Di tosse? Cagionevole s’appella:
  È paffuta, popputa, e naticuta?
  Sembra Cerere stessa amica a Bacco:
  Sime ha le nari? è Satira, o Silena:
  Grosse ha le labbra sue? bocca è da baci.
  1680Ma lungo fia, s’io ti racconto il resto.
  Ma pur sia, quanto vuoi, bella di faccia;
  Paja a Venere stessa in ogni membro
  Di leggiadria, di venustà simìle:
  Ben dell’altre ne son; ben senza questa
  1685Vivemmo innanzi; ben si sa, che tutte
  Fan le cose medesime, che fanno
  Quelle, che son deformi. Ed ella in oltre
  Di biacca intride, e di cinabro il volto,
  Folle, e con tetri odor se stessa ammorba

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