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4 | di Tito Lucrezio Lib. I. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lucrezio e Fedro I.djvu{{padleft:32|3|0]]
70Onde prima si forma ogni altro corpo:
Che d’uopo è pur, che in somma eterna pace
Vivan gli Dei per lor natura, e lungi
Stian dal governo delle cose umane,
Scevri d’ogni dolor, d’ogni periglio,
75Ricchi sol di se stessi, e di lor fuori
Di nulla bisognosi, e che nè merto
Nostre gli alletti, o colpa accenda ad ira,
Giacea l’umana vita oppressa e stanca
Sotto Religion grave e severa,
80Che mostrando dal ciel l’altero capo,
Spaventevole in vista e minacciante
Ne sovrastava. Un Uom d’Atene il primo
Fu, che d’ergerle incontro ebbe ardimento
Gli occhi mortali, e le s’oppose il primo:
85Questi non paventò nè ciel tonante,
Ne tremuoto, che ’l mondo empia d’orrore,
Nè fama degli Dei, nè fulmin torto;
Ma qual acciar su dura Alpina cote
Quanto s’agita più, tanto più splende;
90Tal dell’animo suo mai sempre invitto
Nelle difficoltà crebbe il desio
Di spezzar pria d’ogni altro i chiusi e saldi
Chiostri, e le porte di Natura aprire:
Così vins’egli, e con l’eccelsa mente
95Varcando oltre a confin del nostro mondo;
Fu bastante a capir spazio infinito,