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di Tito Lucrezio Lib. I. 5

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  Quindi sicuramente: egli n’insegna
  Quel, che nasca, e non nasca, ed in qual guisa
  Ciò che racchiude l’Universo in seno
  100Ha poter limitato, e termin certo:
  E la Religion co’ piè calcata,
  L’alta vittoria sua n’erge alle stelle.
Nè creder già, che scellerate, ed empie
  Sian le cose, ch’io parlo, anzi sovente
  105L’altrui Religion ne’ tempi antichi
  Cose produsse scellerate, ed empie.
  Questa il fior degli Eroi, scelti per Duci
  Dell’oste Argiva, in Aulide già indusse
  L’Ara a macchiar della gran Dea triforme
  110Co’l sangue d’Ifigenia, allor che cinta
  Di sacra fascia il bel virgineo crine
  Vid’ella a se davante in mesto volto
  Il Padre, e a lui vicini i sacerdoti
  Celar l’aspra bipenne, e ’l popol tutto
  115Stillar per gli occhj in larga vena il pianto,
  Sol per pietà di lei, che muta e mesta
  Teneva a terra le ginocchia inchine.
  Nè giovò punto all’innocente e casta,
  Povera verginella in tempo tale,
  120Che prima al Re titol di Padre desse;
  Che tolta dalla man de’ suoi più cari
  Fu condotta all’altar tutta tremante
  Non perchè terminato il sacrificio

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