Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
di Tito Lucrezio Lib. I. | 9 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Lucrezio e Fedro I.djvu{{padleft:37|3|0]]
205Formarsi molte cose e in cielo, e in terra,
Nè d’esse intendi le cagioni, e pensi,
Che le faccian gli Dei, vaneggi ed erri.
Sia dunque mio principio il dimostrarti
Che nulla mai si può crear dal nulla:
210Quindi assai meglio intenderemo il resto,
E come possa generarsi ’l Tutto
Senza opra degli Dei. Or se dal nulla
Si creasser le cose, esse di seme
Non avrian di mestier: da tutte ognuna
215Nascer potrebbe, e sorgere vedremmo
Uomini, ed animai dal sen dell’acque
Dal grembo vano della terra augelli, e pesci;
E dal vano dell’aria armenti, e greggi
Con parto incerto: abiterian le belve
220Tutte indistintamente e per l’amene
Campagne, e per l’inculte erme foreste,
Nè sempre ne darian gl’istessi frutti
Gli alberi, ma diversi, anzi ciascuno
D’ogni specie a produrgli atto sarebbe.
225Poichè come potrian da certa Madre
Nascer le cose, ove assegnati i proprj
Semi non fosser da Natura a tutte?
Ma or perchè ciascuna è da principj
Certi creata, indi ha il natale, ed esce
230Lieta a godere i dolci rai del giorno,
Ov’è la sua Materia, e i Corpi primi,